La Corte di Cassazione Num. 24475 Anno 2021 si è espressa su un caso di un veterinario ippico che era stato coinvolto in un fascicolo per doping su cavalli impiegati nelle corse clandestine a Messina, su ricorso dello stesso medico.
IL VETERINARIO COMPIACENTE
Nella retata di Operazione Cesare era finito anche un veterinario. L’accusa era per lui di concorso esterno al gruppo capeggiato dal Clan Galli. Contro di lui tre conversazioni con il reggente e il suo “stalliere”. La Procura di Messina per questo aveva chiesto che venisse incarcerato. Ma il giudice per le indagini preliminari gli aveva concesso i domiciliari e il riesame lo aveva rimesso in libertà.
Secondo l'accusa egli aveva prestato coscientemente la propria attività specialistica fornendo indicazioni ovvero provvedendo direttamente a praticare trattamenti sanitari a scopo non terapeutico, miranti all'incremento in forma artificiosa delle prestazioni agonistiche di cavalli, danneggiandoli gravemente nella salute, e con piena consapevolezza della destinazione dei medesimi animali alla disputa di competizioni non autorizzate.
Gli inquirenti avevano valorizzato la consistenza probatoria dell'accusa alla luce di numerose conversazioni captate e di servizi di osservazione e pedinamento di polizia giudiziaria.
In particolare, si sottolineavano i contatti frequentissimi intrattenuti dal veterinario con uno degli imputati del clan e il fantino, in merito alle cure di cui l'animale necessitava per poter partecipare alle competizioni. L'imputato contattava il veterinario cui chiedeva un farmaco utilizzato come lubrificante per le articolazioni che il medico prometteva di procacciare. Per l'accusa erano altresì dimostrate le visite del veterinario al cavallo avvenute alla presenza del fantino e vari contatti successivi, ove il veterinario si mostrava consapevole dei problemi di salute che affliggevano l'animale che, comunque, veniva costretto a gareggiare. Il veterinario per l'accusa era consapevole non solo dell'impiego del cavallo curato in competizioni illecite, ma anche del fatto che tale attività era svolta in modo organizzato, tanto da avere avuto contatti con più soggetti (e non solo con il proprietario) in vista delle corse.
Il veterinario aveva fatto ricorso al Tribunale del Riesame contro il provvedimento di custodia cautelare, ottenendo di ritornare in libertà. E aveva fatto ricorso alla Cassazione sostenendo la correttezza terapeutica e deontologica del suo agire e, dall'altro, per escludere la consapevolezza che avrebbe curato un cavallo per consentirgli di partecipare a competizioni clandestine.
Diversamente da quanto affermato dal Tribunale, la difesa sosteneva che il veterinario avesse avuto contatti soltanto con il proprietario del cavallo e con il fantino e di non avere praticato trattamenti sanitari non terapeutici miranti all'incremento delle prestazioni degli animali, con grave danno per la loro salute, avendo egli utilizzato un farmaco non dopante, bensì lubrificante dei capi articolari ed essendosi occupato di un solo cavallo.
Per la Cassazione il ricorso è stato inamissibile, in parte perché il riesame aveva già revocato i domiciliari, e per il resto perché si rimandava al processo ordinario per svincolarsi dalla presunta "colpa".
Operazione Cesare, il rito abbreviato, per gli imputati che avevano chiesto questa soluzione, si è da poco concluso in secondo grado, vedi qui link e Horse Angels era costituita parte lesa.
Il veterinario però non aveva chiesto di partecipare al rito abbreviato e per lui occorre attendere il rito ordinario per sapere se sarà condannato in via definitiva. Horse Angels è costituita anche nel dibattimento di Operazione Cesare.
I Veterinari compiacenti sono diffusi
Veterinari compiacenti erano imputati nei processi "Zikka" e "Piste di Sabbia", sempre per doping e corse clandestine di cavalli in Sicilia. Per Zikka, il veterinario non ha partecipato al rito abbreviato, ove era costituita Horse Angels, quindi non sappiamo se abbia ricevuto la condanna definitiva. Risultano invece condannati i 3 veterinari compiacenti al doping nel processo Piste di Sabbia.
Prescritto invece il reato per la veterinaria napoletana compiacente che somministrava doping nel processo "Febbre da cavallo", Horse Angels tra le parti lese, corse clandestine nell'hinterland napoletano. Prescrizione, come ricorda anche la Cassazione Pen. 35490/09, non significa affatto innocenza.
Nessun provvedimento disciplinare all'ordine dei medici veterinari risulta iscritto per alcuno dei veterinari qui citati, che quindi continuano imperterriti e senza "richiami" ad esercitare quella professione il cui giuramento di Ippocrate hanno tradito.