Ci sono veterinari liberi professionisti esitanti, o addirittura non intenzionati, a essere coinvolti nell'applicazione della legge in casi di cavalli maltrattati.
Questa esitazione può derivare da una mancanza di conoscenza del processo e delle leggi, o dal timore di pubblicità negativa e di perdere clienti. Invece, rispondere all'abuso animale non solo aiuterebbe i soggetti coinvolti a uscire dalle sofferenze, ma adempirebbe anche al giuramento fatto dal veterinario di usare le sue conoscenze per il benessere degli animali.
Ogni veterinario avrebbe l'obbligo di proteggere la salute e il benessere degli animali. Un veterinario a conoscenza di un abuso, che non faccia il suo dovere di denuncia alle autorità competenti, omette ai suoi doveri.
Sfondo storico
La legge sul benessere degli animali è stata emanata in Italia nel 2004 e regola il maltrattamento ma in modo piuttosto astratto, non fa degli animali degli esseri senzienti con diritti in proprio. Altre norme hanno poi implementato la copertura specifica di tutela per determinate specie o a fronte di particolari contesti di impiego.
Generalmente parlando i cavalli, non essendo animali d'affezione nell'ordinamento giuridico italiano, hanno coperture minime e, secondo la quasi generalità delle associazioni animaliste, non sufficienti a permettere una tutela reale.
I cambiamenti socioculturali hanno portato ad un crescente interesse per il trattamento dei cavalli nella nostra società. Di conseguenza, i casi di ipotesi di crudeltà su equini che avvengono in pubblico, o che giungono ai media sollevando indignazione popolare, vengono trattati con più rispetto che in qualsiasi altro momento del passato.
Questo aumento della significatività per l'opinione pubblica del trattamento animale ha portato a un sostegno scientifico più forte allo studio dei legami tra abuso sugli animali e violenza umana in generale. In particolare per i cavalli, ha portato a porre maggiore attenzione sui benefici, anche terapeutici, di una relazione corretta con gli equini, animali considerati socialmente utili a livello di pet therapy.
Sono state intraprese numerose ricerche sulle interazioni tra umani e animali e il "diritto degli animali" è diventato oggetto di studio, di divulgazione, di convegni e di pubblicazioni. Questo crescente interesse per il benessere degli animali ha facilitato il passaggio di leggi/regolamenti/ordinanze che forniscono maggiori protezioni ad alcuni animali o al loro impiego in contesti specifici a rilevanza pubblica.
Il problema dei cavalli indesiderati e trascurati è stato esacerbato a partire dalla recessione del 2008. Negli anni immediatamente successivi a questo empasse economico, ci sono stati rapporti mediatici sull'abbandono dei cavalli per via della crisi economica, della crisi dell'ippica etc...
Inoltre, si sono diffusi progetti di salvataggio e recupero dei cavalli indesiderati tramite lo strumento dell'affido o adozione. Contestualmente, un gran numero di cavalli ha conosciuto la morte anticipata tramite macellazione per impossibilità dei proprietari a continuare a portare avanti il mantenimento e l'incapacità del sistema di impiego dei cavalli di riassorbimento in qualche mansione di quei soggetti divenuti in esubero.
Si è reso evidente che le strutture di recupero e di ricollocamento presenti sul territorio non sono sufficienti e/o non hanno risorse adeguate per incidere in modo significativo sul recupero dei cavalli indesiderati nel sistema attuale di organizzazione degli interessi intorno all'impiego di cavalli per hobby, sport o lavoro.
Ci sono molti fattori che contribuiscono a questa situazione. Principalmente, non esistono terreni liberi demaniali, gratuiti, in cui gestire i cavalli a basso costo alla fine della loro carriera sportiva. Poiché rappresenta un onere gravoso prendersi cura di questi cavalli e perché le associazioni che fanno soccorso sono già al limite delle loro possibilità, l'accoglienza di cavalli, anche da sequestro, si è resa sempre più difficile se non ricorrendo ad affidi a privati terzi.
Qualche struttura tipo ricovero è finita sotto indagine per negligenza, non avendo risorse adeguate per far fronte al numero di animali ospitati, risorse oltretutto diminuite con la recessione economica che ha gravato sull'Italia nell'ultimo decennio.
Delle strutture che non riuscivano più a far fronte alle necessità degli animali hanno chiuso. In alcuni casi c'è voluto l'intervento delle autorità per permetterlo. E' capitato in contesti meno organizzati sulla sostenibilità interna, oppure in casi con responsabili affetti da Sindrome da Arca di Noé: una patologia di accumulo compulsivo e seriale di animali al di là delle possibilità economiche di buona gestione degli stessi.
Sono poi saltati alla cronaca finti rifugi, che altro non erano che coperture per la zoomafia per avviare gli equini alla macellazione abusiva.
Generalmente parlando, si è ridotto molto in 10 anni il movimento intorno alla possibilità di erigere e mantenere strutture di ricollocamento dei cavalli, mentre è stata avviata una nuova sperimentazione di strutture di ricovero e riabilitazione integrate con l'attività convenzionale di maneggio per assicurare maggiore sostenibilità e minore dipendenza dalle donazioni per il mantenimento degli equini ospitati.
Il ruolo del veterinario ippiatra
Questi cambiamenti nel mondo del cavallo hanno concentrato un'attenzione particolare sul ruolo dei veterinari, che vedono cavalli abbandonati e abusati nello svolgimento della loro attività ordinaria di medici di settore professionisti.
Coloro che vogliono impegnarsi per sostenere la tutela equina necessitano di conoscenza su leggi e prassi nei confronti del maltrattamento equino e di un chiaro piano di azione per servire in modo più efficace la causa di tutela.
Cosa possono fare i veterinari per rendersi più edotti del percorso possibile?
I veterinari ippiatri possono diventare più consapevoli dei casi di trascuratezza, negligenza, maltrattamento, cui sono testimoni nel loro lavoro quotidiano, cominciando ad affiancare le associazioni animaliste o guardie ecozoofile impegnate sul campo.
Il problema principale degli ippiatri è quello di riportare i sospetti su casi di maltrattamento alle forze dell'ordine o altre autorità di benessere animale. L'atteggiamento più diffuso è quello di non divulgare informazioni sul cliente, bensì di cercare di dargli consigli per migliorare la situazione. Non tutti i casi però possono essere risolti attraverso l'istruzione del cliente ad una migliore gestione.
Un altro modo di aiutare è quello di essere chiamati a fornire perizie pubbliche o private su ipotesi di maltrattamento, dove dunque il veterinario risponde ad un cliente che è l'associazione o ente pubblico che chiede perizia.
Ci può essere il caso del veterinario che porge testimonianza sollecitato da parte di organi di p.g. mediante richieste di documenti o altre informazioni sugli animali trattati o visitati.
La citazione a testimoniare potrebbe essere quello strumento per costringere un veterinario a divulgare informazioni sensibili, alle autorità pertinenti, su suoi pazienti equini e loro condizione di trattamento.
I veterinari possono essere contestati dagli standard confliggenti professionali, personali, pubblici e legali di ciò che costituisce un trattamento disumano degli animali coinvolti e questa è una delle criticità che si evidenzia nella prassi.
Purtroppo, esiste discrezionalità su cosa sia maltrattamento, comportamento dannoso sugli animali, negligenza involontaria o volontaria etc...
Riconoscere l'abuso sui cavalli non è semplice. Da una parte i casi di insufficienza di apporto alimentare che, se mettono a rischio la vita dell'animale, sono più semplici da riconoscere, ma non sempre sono trattati dalle autorità preposte come maltrattamento... dall'altra gli abusi dovuti a sistemi coercitivi di addestramento, più difficili da periziare e portare in tribunale. Il maltrattamento dei cavalli si estende attraverso uno spettro che va dall'abbandono passivo alla crudeltà intenzionale. La maggior parte dei casi nasce dall'abbandono, spesso involontario a causa di ignoranza e/o mancanza di risorse.
Nella pratica di tutela equina, l'osservazione di un cavallo o di un gruppo di cavalli con scarsa condizione di massa corporea in un pascolo privo di foraggio potrebbe essere il caso più comune di negligenza incontrata. Esistono però altre casistiche come l'abuso di animali volontario o la mancanza di cura che produce conseguenze dannose. L'abuso implica che si è verificato un maltrattamento, indipendentemente dall'intento, dalla motivazione o dalla condizione mentale del perseguitore, mentre la crudeltà connota una volontà più deliberata. La crudeltà animale si definisce come qualsiasi atto che, per intenzione o per negligenza, provoca un dolore inutile, la mancanza di assistenza, spesso derivata dall'ignoranza, dalla povertà o dalle circostanze estenuanti che ottundono la responsabilità e il controllo, da cui deriva un mancato rispetto delle necessità fondamentali della vita, quali adeguati livelli di cibo, acqua, rifugio, cura veterinaria o igiene sanitaria scarse.
La negligenza è la forma più comune di maltrattamento animale indagato dalle autorità di protezione degli animali
Il perseguimento di tale reato ha una incidenza estremamente diversa nelle differenti aree geografiche e culturali italiane. Il gap tra nord e sud è sostanziale nel perseguimento delle ipotesi di reato sui cavalli. Segnalando la sospetta crudeltà alle forze dell'ordine o ad associazioni animaliste, si ottengono reazioni e tempistiche di reazione molto diverse da regione a regione.
Anche le possibilità di arrivare a un esito favorevole per gli animali, da sanzioni per gestione negligente a provvedimenti più gravosi, differiscono con discrezionalità fintanto eccessiva di regione in regione, di tribunale in tribunale. Lo stesso dicasi per le possibilità di arrivare a processo e poi a condanna definitiva. In ogni caso, il maltrattamento animale è un reato minore attualmente in Italia e da questa premessa le logiche conseguenze. Alcune variabili sul trattamento dei casi riguardano chi, come, dove, quando e perché. L'opportunità gioca un ruolo fondamentale e anche la politica.
Ippiatri, come sollevare l'esposto
Intanto, per facilitare il riconoscimento del maltrattamento o abuso o negligenza, il veterinario potrebbe prendere il primo passo per risolvere situazioni malsane, pericolose e / o criminali riportando o direttamente alle forze dell'ordine, o a mediatori come le associazioni animaliste e le guardie ecozoofile, la testimonianza. Queste figure esamineranno la segnalazione e quali passi è possibile fare.
Mentre questo lavoro di collaborazione con le associazioni animaliste è raramente redditizio e, in alcuni casi, potrebbe effettivamente costare il denaro di pratica, l'omissione di soccorso agli equini rimane un errore morale, un deficit di deontologia professionale e, se accuratamente documentato alle autorità, un'ipotetica omissione di atti d'ufficio.
Fare una differenza positiva nelle vite dei cavalli per i veterinari ippiatri può avere un effetto positivo sulla reputazione del veterinario, se non direttamente sulle sue tasche.
I veterinari regolarmente impegnati con le associazioni animaliste si considerano generalmente soddisfatti per la gratificazione morale che deriva dall'impegno e la notorietà che ne segue. Poiché la reputazione potrebbe essere legata alla performance di un'organizzazione, diventa particolarmente importate per i veterinari, ma viceversa anche per le associazioni, cercare di conoscersi bene prima, approfondire i valori e l'etica reciproca, le credenze, gli obiettivi a breve e a lungo termine, per costruire relazioni che abbiano la possibilità di durare nel tempo e di resistere alle varie pressioni che entreranno sicuramente in gioco.
Non tutte le charity si equivalgono. Alcune persone coinvolte in pseudo organizzazioni di soccorso equino/animale fraudolente hanno preso in mano dei cavalli e successivamente li hanno commercializzati, anche per la macellazione. Altri hanno buone intenzioni, ma limitate risorse economiche e non sono in grado di pagare i veterinari per le cure fornite agli animali.
Prima di accettare un'associazione come cliente, è saggio interloquire e prendere accordi con il suo legale rappresentante. Può capitare e capita che personaggi ambigui si spaccino come rappresentanti di associazioni animaliste solo per ottenere prestazioni che poi non pagheranno. L'associazione chiamata in causa potrebbe essere del tutto all'oscuro dell'iniziativa, e non aver delegato nessuno a contrarre obblighi economici per conto della stessa. E' fondamentale quando si ricevono chiamate da sconosciuti andare sul sito della no profit, contattarla direttamente e chiedere riscontro sulle credenziali di chi ha chiamato e chiesto la prestazione.
Infine, perché il rapporto sia soddisfacente in modo reciproco, occorre definire sin dalle prime battute il trattamento economico. A fronte di impegni onerosi o che rasentano rischi legali, si può e deve chiedere la nomina per iscritto firmata dal legale rappresentante sui compiti da svogere e a quale titolo.
Una delle compensazioni accessorie più richieste dai veterinari che collaborano con le associazioni animaliste è il beneficio di essere visibili sui media o la partecipazione a qualche evento che dia prestigio. La copertura mediatica sul ruolo del veterinario in realtà non sempre è la scelta giusta e quindi va valutato caso per caso e concordato esattamente con l'associazione se il ruolo del medico deve evincersi nel comunicato stampa o è preferibile che rimanga sommerso.
Al di là della formula scelta per esporre il caso di negligenza o maltrattamento che non si risolve con i buoni consigli, e richiede un intervento di autorità, tutti i veterinari dovrebbero avere il coraggio di servire la causa della maggiore tutela degli equini se vogliono conservare un posto prioritario non solo come resettatori della salute mediante l'intervento medico (di cui hanno l'esclusiva), ma come promotori di benessere, legalità e dignità nel mondo del cavallo.