Sigilli a una macelleria equina storica tra le più importanti aziende della Lombardia in fatto di macellazione equina.
Il provvedimento s’è reso necessario - dopo che indagini degli stessi carabinieri forestali, dei Nas e dell’Ats avevano corroborato tre ipotesi di reato con la loro possibile reiterazione: uccisione di animali, detenzione per il commercio di sostanze alimentari nocive e frode nell’esercizio del commercio.
Allevamento, impianto di macellazione, laboratorio di sezionamento e trasformazione e, infine, il punto vendita sono stati chiusi.
Su tutti questi locali sono stati apposti i sigilli del sequestro preventivo disposto dal Gip per numerose e gravi violazioni alla normativa vigente in tema di igiene e salubrità degli alimenti, di corretta tenuta dei registri di stalla, nonché in tema di tracciabilità degli animali macellati.
Gli inquirenti hanno appurato che dalla carcassa degli animali abbattuti «era stata asportata parte della zona cervicale, ove di norma vengono impiantati i microchip che verificano la tracciabilità dei capi».
Alcuni animali erano poi accompagnati da falsi documenti di trasporto e da false certificazioni di provenienza e destinazione.
LA RECIDIVA E IL SEQUESTRO
Già sei anni fa, l’indagato aveva rimediato una denuncia per fatti analoghi ma anche più di recente organi sanitari e carabinieri avevano riscontrato animali di dubbia provenienza.
Tra i reati contestati, non solo frode alimentare e falso documentale, ma anche 544 ter, maltrattamento con aggravio di uccisione.
Per la prima volta in Italia gli equini NON DPA macellati sono trattati ipoteticamente come pets ai fini della giustizia ordinaria.