Giustizia lenta e prescrizioni che lavano via i reati. E' quanto è successo per reati che risalgono al 2013, per i quali lo sbocco processuale è arrivato a novembre 2019 e la sentenza di primo grado a febbraio del 2021.

Nel novembre del 2019 venti imputati sono stati rinviati a giudizio davanti la Prima Sezione Penale del Tribunale di Messina per una storia divisa tra un’organizzazione che gestiva le corse clandestine di cavalli e una lunga serie di traffici di droga.

La sentenza di primo grado è arrivata a febbraio 2021

Ecco la sentenza emessa dalla prima sezione penale, a 9 anni dai fatti contestati nei confronti dei venti imputati, tra esponenti del clan di Giostra e altri accusati di organizzare corse clandestine di cavalli in strada, di essere prestanomi di pregiudicati e di aver spacciato droga.

Sette condanne, mentre prescrizioni e assoluzioni per altri 13 imputati.

L'appello del 2022 ha spazzato via la condanna

Il collegio presieduto dal giudice Francesco Tripodi ha dichiarato il “non doversi procedere per intervenuta prescrizione” per il reato di associazione a delinquere finalizzata alle corse clandestine di cavalli e anche per le ipotesi di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità. Quindi sono “caduti” tutti i reati di cui dovevano rispondere sei degli imputati.

Rimanevano in piedi 2 posizioni. G.S., condannato in primo grado a ben 8 anni e 6 mesi di reclusione per detenzione ai fini di spaccio di 486 grammi di cocaina e 150 grammi di marijuana, e P.B., ritenuto il capo promotore dell’associazione a delinquere.

I giudici in questi due casi sono entrati nel merito delle accuse ed hanno assolto il primo con la formula «per non aver commesso il fatto», e hanno rideterminato la pena per il secondo a 3 anni e 6 mesi di reclusione.

Per entrambi i giudici d’appello hanno revocato in sentenza le pene accessorie ed hanno applicato solo all'unico condannato di fatto, l’interdizione temporanea dai pubblici uffici per cinque anni.

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