L'ippica è da anni una passività dello stato italiano.

Gli italiani pagano per mantenere in vita le corse di cavalli, che da sole non stanno in piedi e in un mercato privato sarebbero già andate in default, con conseguente chiusura degli impianti e perdita di lavoro per tutti gli operatori. In cambio, i cittadini italiani cosa possono ottenere?

E' davvero così importante per i cittadini italiani far correre i cavalli negli ippodromi? Un bene collettivo fondamentale da tutelare nella costituzione? 

L'ippica non è una attività che può essere inserita nella nomenclatura di attività socialmente utili, come l'ippoterapia ad esempio. Forse gli italiani sarebbero contenti di pagare perché disabili fisici o persone con problematiche di tipo psicologico possano essere assistite dai cavalli, sempre che a quei cavalli - in cambio per il servizio reso - sia assicurata debita pensione. Non sono infatti apparecchiature medicali usa e rimpiazza.

Ma cosa viene nelle tasche degli italiani dall'ippica? Una spesa. In cambio di che cosa? Mangiarsi i cavalli a fine carriera? Cavalli di cui nessuno sa, in caso di doping accertato, se i trasgressori sono stati puniti e se lo stato si accerta che quel cavallo non finisca mai nel circuito alimentare?

In questo senso le facciamo l'appello.

La giustizia non esiste se non è percepita.

Attualmente la giustizia amministrata dal Mipaaf è secretata per motivi di privacy. Horse Angels - per conoscere l'esito del procedimento per ipotetiche infrazioni del regolamento - dovrebbe fare accesso agli atti. Tempi lunghissimi, spesso superiori ai tempi di ricorso contro archiviazioni in penale. L'accesso agli atti comporta fino a 90 giorni di attesa. Per il ricorso ad una archiviazione in cui le analisi antidoping, ancorché positive, non siano sufficienti per stabilire un colpevole, se ne hanno 20 di giorni.

Poniamo anche di fare l' accesso agli atti ricorrente. Gli stessi dati non potrebbero essere divulgati al pubblico ante la condanna in penale passata in giudicato, che é pressoché impossibile per i casi di doping ippico, per quello che abbiamo potuto osservare in 11 anni di esperienza in giudiziario. Non adempie dunque al vincolo di dare informazione di giustizia.

La percezione di giustizia si nutre di informazione trasparente. E l'informazione è l'unica cosa che crea fiducia.

Lavorare sulla fiducia dovrebbe essere il primo compito del rilancio dell'ippica per un politico. Se non si informa il pubblico che chi sbaglia paga, l'ippica rimarrà sempre nel ghetto e qualsiasi investimento pubblico per rilanciare l'ippica sarà solo un modo per spingerla ancora più in basso.

E' nel suo potere fare interpello all'ufficio legislativo per mettere la giustizia ippica in chiaro. Lo era fino a marzo 2019 circa. Cosa è successo? Non è stata data alcuna giustificazione pubblica al cambiamento in peggio. Si narra solo nei corridoi che un interpello di un avvocato che doveva difendere un cliente con un procedimento di doping in atto, è bastato per togliere un diritto agli italiani che pagano per mantenere aperto il carrozzone dell'ippica, anche loro malgrado, anche chi è contrario alle corse di cavalli, per la privacy di un potenziale imputato di doping da reinviare a giudizio? Il diritto di uno alla privacy, a svantaggio dell'intera collettività?

Orbene, nessun atleta sotto al CONI ha diritto alla privacy.  La "gogna pubblica" della sentenza è parte del sistema di prevenzione. Senza prevenzione la giustizia ippica non vale nulla. Chi sbaglia sa che potrà contare su ammende di poche centinaia di euro, sospensioni ridicole, la quasi certezza di impunibilità in penale, in più anche il regalo della privacy.

Eppure si spendono 5 milioni d'euro l'anno per l'antidoping. Ma non bastano, perché la giustizia sportiva si compone di:

  1. Giudici e commissari di campo trotto, galoppo, handicapper e tecnici del sella;
  2. Veterinari sul campo e per la campagna produzione;
  3. Antidoping e dna (Unirelab);
  4. Procura e Commissioni di Disciplina;
  5. Commissioni di controllo istituite in casi particolari.

Al costo stratosferico della totale partecipata Unirelab (5milioni annui circa), i cui referti quando qualitativi per il doping, ancorché positivi, abbiamo appurato in penale il loro valore essere prossimo allo zero per l'ipotesi di condanna per maltrattamento (secondo quanto stabilito dal c.p. italiano, il doping non sarebbe solo frode sportiva ma anche maltrattamento, peccato che arrivare alla condanna giudiziaria sia come scalare l'Everest), occorre aggiungere altri 5 milioni che rappresentano la spesa sostenuta dal Mipaaf solo per i giudici di campo del trotto e del galoppo, handicapper e tecnici del sella. A tale importo occorre inoltre aggiungere il costo dei veterinari, della Procura, delle Commissioni di disciplina, di controllo e dei rimborsi spese.

Il tutto in cambio di che cosa?

  • SCARSA TRASPARENZA
  • NESSUNA RENDICONTAZIONE PUBBLICA DELL'OPERATO
  • IMPOSSIBILITA' DI VERIFICARE SE L'APPLICAZIOE DELLE REGOLE E' DEMOCRATICA O SOGGETTA A VARIABILI PERSONALIZZABILI

Se il sito del Mipaaf non si presta alla trasparenza, motivazione addotta per silenziare le sentenze, che la giustizia sportiva sia affidata ad ente terziario garantista. Con tutto lo sperpero di denaro pubblico per la giustizia sportiva amministrata dal Mipaaf, può darsi che convenga agli italiani, nel calcolo costo/benefici, che ad occuparsene sia un ente esterno, terziario a tutti gli attori. A essere garantito deve essere soprattutto il pubblico, visto che l'ippica pesa totalmente sul bilancio statale come attività passiva.

I numeri della crisi, dati Mipaaf

  • NATI GALOPPO 2009 = 1.558
  • NATI GALOPPO 2019 = 494
  • NATI TROTTO 2009 = 4.043
  • NATI TROTTO 2019 = 2011

Per quanto concerne la raccolta delle scommesse ippico sportive nel 2005 raggiungeva 1 miliardo e 700 milioni, nel 2013 la raccolta scendeva a 800 milioni circa, che diventano circa 500 milioni nel 2019.

La strada del rilancio è ardua e, per chi pensa ne valga la pena, non può comunque prescindere da una migliore percezione della tutela del cavallo sportivo, specialmente nel riguardo della trasparenza alle provvisioni di giustizia nei confronti di chi erra e della tracciabilità al fine carriera dei cavalli non macellabili.