Altro cavallo morto nelle corse di galoppo di Firenze, al Visarno, in data 3 ottobre, a darne notizia è Trotto & Turf. A morire Lethal Brick, fratturatasi subito dopo il palo.

Il 31 agosto, erano morti Zeus Indal a Cesena e Doncaster Magic a Varese. 5 settembre, è stata la volta di Fit for Fun e di Merci Beacoup al Visarno di Firenze. Il 17 aprile scorso era morta Birthday Party a Capannelle, galoppo, per incidente in pista con frattura.

In qualcuno di questi incidenti si è parlato di buche sulla pista come possibile causa, quindi di fondo ipoteticamente inidoneo a prevenire gli incidenti. Nel caso, visto che si tratta di ippodromi che hanno preso fondi pubblici, sarebbe loro dovere garantire l'incolumità di atleti umani ed equini con fondi adeguatamente manutentati.

L'indifferenza invece per le morti bianche nell'ippica, per coloro che si occupano di benessere e tutela dei cavalli, è simbolica del fatto che ci troviamo dinanzi ad un problema.

  • O non ci sono i soldi per governare le piste, ma allora dove vanno a finire i soldi che gli impianti intascano dal Mipaaf?
  • O la selezione dei cavalli per correre non è più adeguata, per una varietà di cause che andrebbero approfondite da tecnici dell'ippica.
  • O ippica e infortuni vanno a braccetto, e una certa mortalità è endemica ma, nel caso, ci sono studi scientifici per lavorare sulla prevenzione.

Ippica: storia, crisi del settore, scenario futuro

Una storia lunga, quella dell’ippica italiana, che parte addirittura dall’Ottocento.

L’istituzionalizzazione delle corse al trotto e al galoppo è successiva all’Unità d’Italia, nonostante anche prima di quella data si potevano avere gare tra cavalli; ma era un hobby di gentiluomini organizzato autonomamente da loro su strade temporaneamente chiuse ad altro traffico.

A differenza di altri paesi europei, in Italia si è affermata tardi una cultura ippica come comparto organizzato e dotato di regole centralizzate per la promozione, la scommessa, altro. Complice il fatto che l'Italia si è unificata solo nel 1861, l’introduzione dell’ippica in un contesto burocratizzato è stata tardiva e si deve alla famiglia reale Savoia che era appassionata di cavalli da corsa come altre aristocrazie europee dell'epoca.

Nel 1881 fu fondato il Jockey Club Italiano, con il compito di promuovere l’attività allevatoriale dei purosangue e delle corse al galoppo in piano. Poi in Italia ha avuto più fortuna e diffusione la disciplina del trotto, uno sport di origini campagnole più adatto all'Italia repubblicana, che ha rimpiazzato la monarchica.

Il XXI secolo si è aperto per l’ippica con il mito di Varenne, emblema di un popolo con una forte tradizione agricola e con voglia di riscatto, dalle stalle alle stelle.

Nel 2000 la raccolta delle scommesse raggiunse quasi i due miliardi e mezzo di euro, un record, tanto da porre l’ippica al terzo posto tra i giochi più apprezzati, dopo lotto e Superenalotto, nel nostro paese.

Con l'abbandono di Varenne delle piste, fatalmente, la fortuna dell'ippica italiana è venuta gradualmente a meno.

I Millenials e il declino dei numeri

Con il nuovo millennio, l'ippica non ha avuto fortuna: per effetto dell’ampliamento dell’offerta di giochi con l’introduzione di nuovi prodotti in concorrenza a quello ippico, oltre che per un mutare di sensibilità. Dal 2003 ad oggi la raccolta di scommesse ippiche è stata in costante declino, così come il numero di cavalli e di addetti nel comparto.

La diminuzione del gioco e le conseguenti minori entrate per l'ippica hanno reso necessaria una attività di rimodulamento, di cui si parla, tra corsi e ricorsi, dal 2009.

Il Mipaaf emanò allora le ‘Linee di indirizzo strategico per il rilancio dell’ippica italiana’ da conseguire attraverso: la riduzione del numero delle corse con l’obiettivo di aumentarne la qualità e la spettacolarità; l'aumento del pay-out allo scommettitore per rendere più competitiva la scommessa ippica; investimenti in promozione e comunicazione, con specifico riferimento alla televisione; adozione di un codice etico dell’ippica italiana.

Nel 2011 l’Unire è stato sostituito da Assi, Agenzia per lo sviluppo del settore ippico, un flop. Nel 2012 Assi è stata soppressa, con il trasferimento delle funzioni al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e all’Agenzia delle dogane e dei monopoli.

Dalla Legge Delega al Libro Verde dell'Ippica, a Varenne ambasciatore di tutela a quello che verrà

La riforma del settore ippico è stata poi prevista nella delega fiscale del 2014 con misure di privatizzazione, si parlava allora di "restituire l'ippica agli ippici", come se fosse ostaggio del Ministero. Termini decaduti per riformare, non se ne è fatto nulla. Governi successivi hanno promesso la riforma senza farla, fino all'ultimo Libro Verde dell'Ippica, linee guida per la riforma, del Ministro Centinaio, a poche settimane dalla caduta del governo giallo-verde nell'estate del 2019.

Giuseppe L'Abbate m5s è il nuovo delegato all'ippica del governo giallo-rosso, ma ancora non "operativo" con la delega. Nel frattempo, Varenne è diventato ambasciatore di tutela, socio Emerito Horse Angels, promotore della riforma ippica. Speriamo bene.