E' uscita oggi la nuova Circolare di Programmazione per le Corse al Trotto 2022-23, ed è subito polemica tra gli scontenti che, in particolare, lamentano l'esclusione dei cavalli "anziani" (intendendo per le corse, visto che comunque l'aspettativa di vita di un cavallo va ben oltre il suo rendimento ippico).

Con la nuova circolare di programmazione, le femmine potranno correre fino agli 8 anni (era 10 secondo la programmazione precedente) e i maschi e castroni fino ai 10 anni (era 14 precedentemente).

Questo significa che più di 600 cavalli iscritti ai ruoli saranno senza "lavoro" dal primo Gennaio prossimo, e non potendo più correre, dove finiranno?

Piste private, corse su strada e macellazione sono le ipotesi più accreditate. Qualcuno forse finirà nel circuito dell'equitazione ma, trattandosi i più di cavalli non abituati alla sella, c'è l'annoso problema della riconversione, che per essere affrontato decorosamente, abbisognerebbe di fondi dedicati per massimizzare le chance dei cavalli di trovare una nuova vita post corse nel mondo del cavallo da sella.

Purtroppo, al solito si direbbe, il calendario di programmazione corse non si preoccupa del fine carriera dei cavalli, e questo è un grave handicap che si ripercuote gravemente sulla credibilità etica della filiera.

C'è chi annuncia ricorso, chi annuncia proteste, chi annuncia che fermerà la scuderia.

Una domanda sorge, chi ha voluto questa programmazione? Risposta, chi ci guadagna di più? Gli allevatori sembrerebbe. Sono quelli che hanno maggiore interesse al ricambio rapido dei "prodotti" della corsa, dal momento che sono loro che vendono i cavalli "nuovi di pacco" per un nuovo giro di pista.

Così non finirà mai lo scempio dell'ippica fino a che non ci saranno teste pensanti e agenti per il bene dell'ippica tutta, senza guardare al piccolo orticello personale. Bene collettivo che non può prescindere dal mettere al centro il cavallo e la sua tutela: prima, durante e dopo le corse.

La Circolare in pdf