Sarebbero circa 8mila i cavalli scomparsi, tra furto e "smarrimento" nel 2018.

Sono scomparsi nel nulla, tra quelli rubati al pascolo, piuttosto che in scuderie prive di vigilanza notturna, negli alpeggi, e quelli che sono stati "smarriti" , ovvero sono rimasti vittime di un furto su commissione. In questo ultimo caso,  si tratterebbe di cavalli non macellabili che in qualche modo, per opportunismo, dovevano perdere di tracciabilità e che sono stati volutamente consegnati a dei commercianti.

Quando un cavallo per qualche ragione manca all'appello, attraverso un semplice modulo amministrativo, di furto e smarrimento, il proprietario uscente può scaricarsi dalla responsabilità. Non è neppure tenuto a denunciare l'eventuale furto o smarrimento alle forze dell'ordine, è sufficiente che lo faccia all'anagrafe di competenza.

denuncia

Probabilmente, tutte quelle migliaia di cavalli, sono finiti alla macellazione. Salvo quelli rivenduti per la sella, magari cambiando il microchip.

Oltre ai furti, veri e su commissione, c'è il fenomeno del randagismo equino e degli abbandoni. Il primo riguarda quei cavalli senza più proprietario, o senza un proprietario registrato, che comunque hanno modo di pascolare su terreni demaniali e se la cavano, salvo trovarsi immischiati in problematiche di sicurezza della strada. Il fenomeno è particolarmente radicato nel Salento, in Abruzzo, nel Lazio e in Liguria, dove spesso ci sono segnalazioni di problemi di cavalli vaganti o che sforano proprietà private.  I secondi sono molto più sfortunati, perché sono abbandonati in strutture che impediscono loro di scappare, e quindi di trovare nutrimento, e soffrono la fame e il maltrattamento, fino all'eventuale morte per incuria.

Quello del randagismo equino è il quarto per numero in Italia, dopo cani, gatti e tartarughe.