Mentre si discute della messa in asta dell'Ippodromo del Breda a Padova, se la pubblica amministrazione con i soldi dei cittadini italiani dovrebbe salvare o meno l'ippodromo, appare sempre più evidente come il mondo del trotto mandi i cavalli direttamente dalla pista alla macelleria.
Per quanto riguarda l'Ippodromo del Breda di Padova, è prevista per ottobre prossimo la messa all'asta della struttura, per via del fallimento della Fondazione Breda che ne era proprietaria. L'ultima gestione, ancora in corso, era stata contestata, soprattutto dagli animalisti, per conflitto di interessi, poiché affidata a Paolo Coppiello, imprenditore agricolo che prima si occupava dell’asporto del letame dalle scuderie, più che altro in quanto parente stretto del titolare del più grande impianto per la macellazione equina del Veneto, la Coppiello Giovanni, produzione carni equine a Vigonza.
Ora, non è l'unico esempio di filiera apparentemente integrata dalla pista al macello nel trotto (e abbiamo pari esempi anche nel settore sella, specie monta western), basti pensare che al Campionato Europeo di Trotto, svoltosi il 7 settembre ultimo scorso all'Ippodromo del Savio di Cesena, ha partecipato una cavalla di nome Ua Huka, destinata alla produzione di alimenti per il consumo umano, guidata da un certo René Legati, titolare della Indal srl, uno dei più grandi impianti di macellazione della Lombardia, sito a Montichiari, che prevede anche la filiera dei cavalli.
Ci chiediamo, questi cavalli che corrono ogni giorno in pista, che addirittura partecipano a campionati agonistici internazionali, non hanno mai fatto neppure un anti infiammatorio in vita loro? Non hanno mai preso integratori per potenziare la performance sportiva? Chi controlla che questi cavalli non facciano trattamenti vietati? Vogliamo dare per scontato che ippici che vivono anche di macellazione di cavalli siano virtuosi, affidandoci alla sola buona fede?
Ognuno può trarre le conclusioni che vuole. Noi oramai siamo convinti che i conflitti di interesse dell'industria equina, non sanati dalla politica italiana, siano di ostacolo insormontabile alla tutela dei cavalli sportivi in Italia, e anche alla tutela dei consumatori di carni rosse.
Nel bel paese, il sistema cavallo è integrato dalla gara alla tavola, con il beneplacito evidente del Ministero della Salute Italiano che continua a disertare i centri di allenamento dei cavalli "sportivi", non tenendo conto che molti cavalli agonisti sono registrati come macellabili e, in quanto tali, i proprietari sono allevatori per la carne e dovrebbero essere controllati assiduamente, con tanto di prelievi anti doping in scuderia, per la tutela della salute pubblica.
Nel mentre, abbiamo politici che gridano al maltrattamento dei cavalli negli spettacoli circensi, o all'abolizione del servizio di piazza ippotrainato, riempiendosi la bocca di una tutela equina intellettualmente disonesta, perché dimostra quanto poco conoscano il mondo del cavallo italiano e quanto siano al soldo di chi vuole inventarsi dei problemi inesistenti, per distrarre dai problemi veri. Magari saranno gli stessi politici che ora correranno a salvaguardare la gestione integrata dalla pista alla tavola, così l'Italia risolve il problema dei cavalli in esubero a fine carriera sportiva a costo zero, affidandolo direttamente ai macellai, come ha sempre fatto.