Mito: la macellazione del cavallo è una forma di eutanasia umana.
Fatto: la macellazione del cavallo è l'opposto dell'eutanasia umanitaria. Per eutanasia si intende infatti dolce morte, privata delle sofferenze. La macellazione non è dolce. I cavalli vengono spediti in viaggi spesso allucinanti in camion affollati, senza cibo, acqua, o riposo. Cavalle gravide, puledri, cavalli feriti, cavalli ciechi, disabili e anziani devono sopportare il viaggio. Una volta arrivati, la loro sofferenza si intensifica. I metodi utilizzati per uccidere i cavalli raramente provocano delle morti indolori rapide.
Mito: E 'possibile effettuare la macellazione del cavallo in modo umano.
Fatto: La macellazione del cavallo, così come è concepita in Italia e nella maggior parte del mondo, non è funzionale alla biologia unica dei cavalli. I macelli italiani sono macelli multi specie in cui gli animali vengono uccisi con il proiettile captivo di stordimento, che non è stato progettato per i cavalli, animali strutturati per rispondere alla paura con "l'allerta e la fuga". Il cervello del cavallo è posto indietro, nel cranio, rispetto ai bovini, rendendo la zona target per lo stordimento più piccola e meno raggiungibile da un colpo secco. Queste caratteristiche, il fatto che il cavallo si opponga, lotti, abbia un collo lungo e non mantenga ferma la testa, rendono lo stordimento molto difficile. La macellazione del cavallo è brutale e terrificante per animali allevati per fidarsi delle persone ed è motivata dall'avidità, non dalla compassione. Chi ama il proprio cavallo deve evitargli questa fine crudele.
Mito: Non abbiamo altro modo di affrontare l'esubero dei cavalli.
Fatto: Ci sono diversi modi per affrontare i problemi di esubero dei cavalli. In particolare, possiamo:
- limitare le nascite dei cavalli da adibire agli impieghi sportivi ad allevamenti qualititativi
- diminuire i costi per le castrazioni
- perseguire chi abbandona i cavalli
- promuovere che nell'ippica, settore trotto, sia obbligatorio anche l'allenamento a sella dei cavalli per garantire maggiori chance di ricollocamento a fine carriera
- bandire il trasporto a lunga distanza dei cavalli per il macello
- sviluppare il concetto di cavallo socialmente utile, promuoverne la diffusione ludico ricreativa e combattere l'accanimento agonistico
- rendere più accessibile l'eutanasia nei casi in cui può essere un'opzione umanitaria
- obbligare gli sport equestri e l'ippica a sostenere il ricollocamento dei cavalli in esubero con programmi ad hoc da loro finanziati
Mito: L'etica avrebbe un impatto finanziario negativo sui contribuenti italiani.
Fatto: Tutt'altro. Regolamentare meglio la filiera, investendo di più sulla sorveglianza delle operazione di macellazione degli equini, di trasporto di equini per il macello, di trasparenza dei prodotti contenenti carne equina, di tracciabilità degli equini, nonché sull'elaborazione di metodi di abbattimento ad hoc per risparmiare sofferenza gratuita ai cavalli, garantirebbe di più la filiera, i consumatori di carni rosse e, paradossalmente, anche quei cavalli che non riescono a sfuggire alla morsa della macellazione.
Mito: La carne di cavallo è sicura per il consumo umano.
Fatto: Oggi come oggi no. Tale carne è pericolosa a causa della somministrazione non regolamentata di numerose sostanze tossiche ai cavalli adibiti a impieghi ippici, sportivi, ludico ricreativi e di lavoro. La maggior parte dei cavalli allevati in Italia sono, di fatto, animali da compagnia, intrattenimento e sport. Ciò significa che i cavalli non sono soggetti a restrizioni nell'utilizzo di droghe/farmaci/rimedi, il cui impiego non va rendicontamentato visto che, in teoria, quegli animali non sarebbero allevati per il macello. In Europa attualmente non ci sono i mezzi, né la volontà, per tracciare la storia medica dei cavalli. Per questo la maggior parte dei cavalli finiscono in prodotti che non ne dichiarano con trasparenza l'impiego in etichetta (salumi, affettati, prodotti pronti a base di sughi o ripieni di carne).
Mito: La paura della carne di cavallo è esagerata - visto che i livelli di fenilbutazone (Bute, noto come "l'aspirina cavallo") che si trovano nella carne di cavallo sono troppo bassi per essere dannosi.
Fatto: Non esiste un livello "sicuro" di esposizione al Bute negli esseri umani; ed è per questo che il farmaco è vietato in animali impiegati a scopo "alimentare". Le rivendicazioni che i livelli sarebbero "troppo bassi per essere pericolosi" non hanno alcun fondamento nei fatti. Inoltre, il Bute è un noto cancerogeno con effetti gravi per la salute, a lungo termine. Il Bute è solo uno di una lunga lista di farmaci potenzialmente tossici e regolarmente somministrati ai cavalli. Bute, vermifughi, cortisonici, anti infiammatori, insetticidi a spruzzo, integratori di ogni sorta, doping per aumentare le prestazioni sportive, tutti "rimedi" che sono noti per essere tossici per l'uomo se ingeriti.
Mito: Le autorità sanitarie sono in grado di garantire la sicurezza della carne equina.
Fatto: Le autorità sanitarie non hanno un sistema in atto valido per tenere traccia del corso della vita dei cavalli. I cavalli a fine carriera spariscono e nessuno si preoccupa di aprire indagini su dove siano finiti a meno che non ci siano esposti ad hoc che contengono le prove di attività fraudolenta e criminale che obblighino le autorità a fare indagini. Va tenuto conto che un controllo capillare, oltre a non essere fatto perché gli stake-holders sono contrari (visto che non hanno ancora risolto il problema del fine carriera dei cavalli con impieghi sportivi/ippici), sarebbe assai difficile, perché a differenza degli allevamenti per il macello, i cavalli non trascorrono la loro vita in fase di preparazione per la catena alimentare in stabulari ben documentati e conosciuti alle ASL. Ogni cavallo, pony, asino, mulo, bardotto, tenuto in un pezzo di terra, è potenzialmente un allevamento da carne, dove nessuna autorità però controlla che farmaci faccia quell'animale. I veterinari delle ASL, per lo più, non hanno alcun rapporto con tali equini allevati per la compagnia e per lo sport e, salvo segnalazione, in quegli allevamenti non ci vanno mai e quindi non possono garantire alcuna tracciabilità di filiera.
Mito: I farmaci somministrati ai cavalli che fanno agonismo sono autorizzati da veterinari regolamentari e onesti.
Fatto: Non sono solo la droghe di routine a doverci preoccupare, ma anche tutte le droghe illegali, gli intrugli bizzarri che gli accanniti di gare, concorsi, show e affini, si inventano per rendere i cavalli più prestanti e per mascherare il dolore legato a problematiche di vario tipo. Vincere a tutti i costi è la religione che sta guidando il mercato, con lo sviluppo di stimolanti sempre più potenti, non tutti legali. Le agenzie per la sicurezza alimentare e per l'antidoping non hanno i mezzi per testare i cavalli con tutte le nuove sostanze che, continuamente, vengono sviluppate e messe in circolazione, tanto meno per determinare la loro tossicità per l'uomo. Quindi, non potranno mai con sicurezza affermare che stanno conducendo tutte le prove giuste per garantire che la carne di cavallo sia sicura per il consumo umano. Il costo per sviluppare e affinare continuamente tali prove sarebbe enorme e senza fine e, di fatto, in Italia, i costi per l'antidoping si stanno tagliando, non ampliando.
Mito: Semplicemente, fermando la somministrazione di farmaci proibiti ai cavalli la carne di cavallo diventerà sicura per il consumo umano.
Fatto: Quasi tutti i cavalli nei paesi occidentali sono allevati per piacere, sport o per lavoro, e sono medicalmente trattati per stare in forma per tali compiti. Per alleviare i dolori associati con il lavoro, lo sport, il passare degli anni, le malattie, gli infortuni, ai cavalli è regolarmente somministrato il Bute ("aspirina del cavallo") - un farmaco proibito sugli animali destinati al consumo umano. I cavalli vengono regolarmente sverminati con prodotti non adatti ad animali da carne e trattati con infinità di altri prodotti non testati per la filiera del consumo umano che i proprietari di cavalli possono acquistare anche senza ricetta in triplice copia. E' del tutto irrealistico pensare che i proprietari di cavalli sarebbero disposti a smettere di usare la gamma di prodotti che contengono sostanze vietate per l'allevamento di cavalli da carne solo per fare un favore alla tracciabilità e trasparenza di filiera delle carni rosse.
Mito: Abolire la macellazione del cavallo causerebbe un danno ambientale, perché così tante carcasse di cavallo avrebbero bisogno di essere incenerite.
Fatto: Non ci sono prove che il divieto di macellazione degli equini si tradurrebbe in una crisi di eliminazione delle carcasse. Sono tantissimi gli animali che muoiono ogni anno in Italia e che sono smaltiti in modo sicuro con mezzi diversi dalla macellazione. Dall'incenerimento, dove la carcassa è poi utilizzata per altri scopi industriali, alla sepoltura, ci sono più opzioni, a seconda delle leggi locali, senza comportare alcun rischio ambientale (altrimenti sarebbe un rischio ambientale anche la morte degli esseri umani, cosa facciamo, macelliamo anche gli umani post mortem perché se no le loro carcasse inquinerebbero?!?).
Mito: Rendere più difficile la macellazione del cavallo mina i diritti di proprietà privata.
Fatto: I diritti di proprietà privata non concedono ai proprietari di cavalli il diritto di abusare dei loro animali. Se una persona ha dichiarato il suo cavallo NON DPA (non destinato alla produzione alimentare) e lo alleva per lo sport, il lavoro, la compagnia, somministrandogli farmaci non tracciabili, è sua responsabilità rendicontare della vita del cavallo fino alla fine.
Mito: Rendere più difficile la macellazione del cavallo creerebbe un precedente per vietare qualsiasi consumo di cibo derivato da animali.
Fatto: Sono pochi e in continua diminuzione gli italiani disposti a mangiare cavallo consapevolmente (purtroppo se lo potrebbero trovare in prodotti a carni miste che non sono trasparenti in etichetta) e, a differenza di mucche, maiali e polli, la maggior parte dei cavalli sono come i cani e i gatti, cioè non allevati per il consumo alimentare. Il pubblico italiano, per la sua maggioranza, sostiene il divieto di macellazione dei cavalli, proprio perché i cavalli hanno un posto speciale nel cuore della gente e sono dei compagni di vita amati. Si tratta solo di prenderne atto e di agire di conseguenza.
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