Prima di tutto mi presento, mi chiamo Alessio Floris, sono sardo di Oliena, un paese in provincia di Nuoro, faccio il maniscalco di professione da un pò di anni.

Avendo tanta passione per questo lavoro, e per i cavalli, ho deciso che era arrivato il momento di fare le cose serie e diventare un maniscalco professionista, facendo domanda, e superando la selezione per entrare a far parte della scuola di mascalcia nel centro veterinario militare di Grosseto; che ogni anno, (fino a un pò di tempo fa) preparava dieci nuovi maniscalchi civili.

La scuola militare di mascalcia di Grosseto (fino ad un pò di tempo fa) era l’unica autorizzata a rilasciare diplomi da maniscalco, in quanto equiparata alle altre scuole europee per dispensare l’autorizzazione ad esercitare la professione.

Il corso che ho frequentato era promosso da UNIRE (oggi Mipaaf) e FISE.

Il mio diploma venne rilasciato dal Centro Militare Veterinario di Grosseto (ministero della difesa). Dopo aver superato l’esame finale, dopo circa un anno di scuola, ho ottenuto il diploma da maniscalco N°78/2008, rilasciato ai sensi dell’ R.D. 2653 del 25 novembre 1937 e della L.833 del 23 dicembre 1978.

Dopo la scuola ho praticato giustamente il mio tirocinio, infatti per un pò di anni ho lavorato con un maniscalco diplomato anche lui presso la scuola militare, il ben noto Stefano Falaschi, il quale è anche presidente della S.I.M. (società italiana di mascalcia) per mettere in pratica la mia preparazione professionale raggiunta ottenendo il diploma, e quindi poter continuare ad apprendere da un grande maestro le complicate problematiche e patologie che affliggono piedi e arti dei cavalli, che con particolari e difficili ferrature correttive si possono risolvere, ma che non sarei stato in grado di capire se non avessi prima frequentato la scuola di mascalcia.

Facendo parte anche io della S.I.M., sono interessato alle problematiche che abbiamo in Italia legate all’inquadramento del maniscalco professionista in base alle leggi vigenti, perché avendo l’autorizzazione dello stato a esercitare la professione, sono scocciato che chiunque ogni mattina in Italia può dichiararsi maniscalco, aprire una qualsiasi partita Iva e, senza la minima preparazione, andare in giro a ferrare, cosa che non è possibile in paesi dove l’ippica e l’equitazione funzionano bene come Francia e Inghilterra in quanto si verrebbe denunciati per abuso della professione e maltrattamento agli animali, perché lo zoccolo del cavallo è un organo vivo e non un pezzo di legno.

Tanta responsabilità di questo è degli organi di controllo statali, che hanno a loro disinteresse lasciato degenerare il problema, a danno di tutti, anche quelli che non hanno conseguito il diploma, per una cattiva informazione e controllo delle norme vigenti.

Purtroppo in Italia non ci sono controlli sul diploma da maniscalco ma solo sulla partita Iva.

Infatti, basta aprirne una qualsiasi, pagare le tasse, e andare tranquilli in giro senza problemi, a volte più tranquilli di chi ha il titolo per esercitare.

Anche noi in Italia abbiamo le nostre leggi, ma l’impianto normativo purtroppo non è stato ancora completato da rendere la formazione obbligatoria.

Vi riporto qualche informazione governativa, R.D. 25 novembre 1937 N°2653, disciplina l’esercizio di attività integrative della veterinaria e più precisamente delle arti del maniscalco e del castrino, pubblicate nella gazzetta ufficiale del 15 marzo 1938 N°61 che riporta, “che chiunque intenda esercitare l’arte del maniscalco deve aver raggiunto la maggiore età ed essere provvisto di speciale licenza, da rilasciarsi a seguito di risultato favorevole di una prova d’esame. Saranno dispensati dalla prova d’esame per il conseguimento della licenza i maniscalchi che abbiano conseguito regolare attestazione di idoneità dall’autorità militare, in seguito alla frequenza dei corsi di mascalcia militare. Coloro che alla pubblicazione del presente decreto dimostreranno, con regolare documentazione, di esercitare da almeno un triennio l’arte del maniscalco potranno, su giudizio di apposita commissione, da nominare secondo le norme fissate dal regolamento, di cui ART 2, conseguire un attestato che li abiliti alla continuazione dell’esercizio. Chiunque non trovandosi in possesso della prescritta licenza eserciti l’arte del maniscalco è punito con la pena stabilita nel primo comma dell’ART 141 del testo unico dell leggi sanitarie. Il prefetto indipendentemente dal procedimento giudiziario ordinerà il sequestro del materiale destinato all’esercizio dell’arte del maniscalco e la chiusura della mascalcia, il procedimento del prefetto è definitivo”.

La mia soluzione a questo problema è molto semplice, basta applicare le norme già vigenti, per quelli che esercitano da anni ma non hanno il diploma si può fare una sorta di sanatoria andando a Grosseto alla scuola di mascalcia per qualche giorno e dimostrare che si possiedono le competenze teoriche e pratiche per poter fare il maniscalco e ottenere così il rilascio del diploma, ma chi inizia ora dovrà obbligatoriamente frequentare la scuola.

Voglio precisare che non è né mia né della S.I.M. l’intenzione di far smettere di lavorare nessuno, ma solo di avere in Italia dei maniscalchi professionisti, e formare l’albo dei maniscalchi ed essere tutti uniti in un'unica associazione, per far valere i nostri diritti per meglio tutelarci e dare alla figura del maniscalco il valore e l’importanza che si merita, cosa che non è possibile per il proliferare di improvvisatori che ogni giorno in Italia esercitano facendo perdere d’importanza e dignità a questo meraviglioso mestiere.

Tornando alla mia presentazione, dopo aver finito il tirocinio ho continuato da solo il mio percorso mettendomi in proprio ed iniziando a lavorare a Roma e in Sardegna, dopo un po’ di anni ho raggiunto un buon numero e livello di cavalli da ferrare, tanto da prendere sempre più spesso il traghetto per seguire diverse scuderie nei due posti sopra citati.

In Sardegna ho conosciuto i titolari dell’allevamento Del Mà, Maurizio Muntoni e Anna Teresa Vincintelli che mi hanno presentato Stefano Daneri veterinario e allenatore negli Emirati Arabi Uniti e da lì a poco tempo mi trovo a fare il maniscalco ad Abu Dhabi per la scuderia di endurance Al Jazeera stable 1, allenata dal dottor Stefano Daneri, ma ferrando anche cavalli per l’Abu Dhabi Equestrian club e del Al Wathba stable; tutte scuderie di cavalli da salto, endurance e galoppo, che fanno capo a H.H. Sheikh Mansoor Bin Zayed Al Nahyan.

Lavorando qui negli emirati ho cambiato qualcosa nella ferratura del cavallo da endurance ma mantenendo sempre lo stesso metodo per i cavalli da salto e galoppo. Le modifiche sono state apportate per il fondo in cui lavorano e corrono questi cavalli: il deserto, che pone a forti sollecitazioni il sospensore del nodello che in poche parole è un legamento che ha origine dalla seconda fila delle ossa carpiche, distalmente si divide in due branche che vanno sulle ossa sesamoidee prossimali e da lì si congiunge con il tendine estensore delle falangi.

Quando il cavallo corre, appoggia con forza il piede sul terreno, il sospensore sorregge e ammortizza la discesa del nodello con l’aiuto delle altre strutture dell’apparato come i legamenti collaterali, se quest’operazione è fatta sui terreni irregolari come il deserto, si hanno delle eccessive sollecitazioni disarmoniche di tutto l’appartato sospensore del nodello, sia per il fondo che per le velocità elevate che si raggiungono nell’endurance degli emirati arabi, sostenute per 120 o 160 km.

Il terreno pesante e mai regolare fa si che l’appoggio e lo stacco non siano mai sullo stesso punto e difficilmente in posizione orizzontale ma obliqua, in base all’entità dei cumuli di sabbia che si troveranno.

Per agevolare il lavoro del sospensore, pareggio un po’ di più i talloni soprattutto in quei cavalli che tendono ad averli alti per scaricare il sospensore dalle eccessive pressioni a cui è sottoposto, smusso lo spigolo inferiore del ferro per aiutare il piede a penetrare un po’ di più e trovare una posizione per quanto possibile orizzontale, e sforzare in modo uniforme tutto l’apparato del sospensore e aiutare lo stacco in ogni posizione, infatti qui dopo molto deserto si trovano dei punti di percorso più duri ed è qui che con questi accorgimenti il sospensore troverà più giovamento,come al Wathba ad Abu Dhabi; mentre a Dubai troviamo un percorso con più sabbia, di conseguenza più pesante.

I ferri che ho scelto di usare sono di una lega molto resistente, ma di un buon spessore e di una buona larghezza di binda per proteggere la suola, ma allo stesso tempo molto leggeri, facendo una leggera orlatura per evitare che il cavallo si strappi il ferro con il rischio di rottura dello zoccolo, usando al massimo 6 chiodi abbastanza fini, poi studiando la ricrescita dell’unghia nel deserto che è un po’ meno rispetto all’Europa. Qualcuno faticherà a crederci, ma ce la faccio a far arrivare i cavalli a 35 giorni di ferratura, anche se partecipano a più gare in buone condizioni di piede e di ferro, senza essere costretto a rimetterci di nuovo le mani dopo 20 giorni per cambiare ferro e indebolire il piede con l’estrazione e l’infissione di nuovi chiodi che dopo un pò andrebbero a rompere la muraglia, con la conseguente utilizzazione di prodotti sfiammanti e resine, che nascondono il problema di un piede debole, che non lavorerà bene né internamente, con la circolazione sanguigna, né esternamente, con la sicurezza d’appoggio per il cavallo, che avrebbe con un piede sano e forte.

Difatti all’inizio, vedevo molti cavalli che cambiavano troppo spesso i ferri; mi è stato chiesto come la pensavo, e io ho dato subito il mio parere, negativo, a tale operazione. Uno, per i motivi sopra citati, e due perché un maniscalco non è un fanatico della ferratura ad ogni costo, ma è un professionista e deve essere in grado di prendere decisioni giuste riguardo l’integrità locomotoria del cavallo secondo l’uso, il terreno, la disciplina sportiva in cui è impegnato, ma lavorando bene preventivamente con dei buoni pareggi a giusti intervalli di tempo, e usando ferri e chiodi adatti per il tipo di lavoro, di fondo, di piede e caratteristiche di ogni singolo cavallo.

Occorre arrivare ad avere piedi e articolazioni in ordine, senza l’uso smisurato della chimica che a volte è chiamata in aiuto per correggere degli errori che le operazioni sopra elencate, almeno in parte avrebbero evitato, anche se in alcuni casi soprattutto per le articolazioni è inevitabile.

Un sincero abbraccio a tutti, e dico (a) tutti indistintamente, i colleghi maniscalchi.

Un saluto a tutti i lettori di sport endurance evo.

Alessio Floris, maniscalco professionale