Quando una prestazione rimane insoluta, l'operatore ha il diritto di richiedere il pagamento per la fornitura di servizi o merci e di porre la questione nelle mani di un avvocato, per forzare il pagamento se possibile.
Clienti che non pagano: cosa fare?
All’inizio si può pensare a dimenticanza, e si procede con il memorandum. Mandi qualche email o messaggio via cellulare e arrivano rassicurazioni tiepide. Poi passa il tempo e il nulla. Alla fine si prende coscienza del fatto che il bonifico non arriverà. Primo un momento di panico, poi di rabbia, infine di rassegnazione.
L’Italia è un paese pensato per chi non vuole pagare, ed esistono i professionisti della truffa. Esistono delle tutele legali, ma è tutto così complesso e costoso che – nella maggior parte dei casi – conviene rinunciare. Soprattutto per le piccole somme.
Quindi è compito tuo gestire gli insoluti a monte, evitare che si manifestino le condizioni per non pagare. Il rischio c’è sempre.
Come ridurre i rischi
1. Evitare il cliente furbo
Il cliente furbo vuole il lavoro a costo zero, magari perché crede che tu sia un personaggio facile da imbrogliare. La tecnica dei clienti che non pagano è questa: tutto bene fino a un certo punto, poi nascono i problemi. Quel dettaglio non è come lo avevano pensato, c’è una virgola fuori posto e via su questa linea. Fanno leva sulla critica ad un presunto lavoro di bassa qualità.
Soluzione
La soluzione contro il cliente furbo, una volta individuato, è mettere per iscritto il lavoro che va fatto (preventivo), farsi pagare subito o rifiutare il lavoro.
2. Formare il cliente ignorante
Nella maggior parte dei casi i clienti che non pagano sono persone ignoranti. Sono individui che non conoscono il valore del lavoro che devi svolgere. Si aspettano più di quanto sono disposti a pagare.
La soluzione
Formazione iniziale. Per spiegare cosa, come, quando e perché avviene la prestazione e in cambio di quale valore economico. Una vota chiarito tutto, mettere nero su bianco, firma del contratto, data certa per il pagamento o pagamenti dilazionati.
Clienti che non pagano: rivolgersi all'avvocato
Le vie legali sono quelle che ti permettono di portare avanti un’azione muscolare. Il cliente che cerca di fare il furbo trema davanti alla lettera dell’avvocato, e nella maggior parte dei casi ti permette di risolvere la situazione. La procedura, in realtà, prevede:
Emissione di fattura. Dopo aver consegnato il lavoro con fattura e aver sollecitato il giusto con email e telefono, devi inviare una lettera di sollecito con ricevuta di ritorno. Questo documento diventa lettera di costituzione in mora ai sensi dell’art. 1219 del Codice Civile. In questa lettera devi dare anche un limite temporale dei pagamenti attesi.
Se questo non funziona, l'avvocato può mandare una seconda lettera di sollecito, oppure può procedere direttamente con il decreto ingiuntivo. Ovvero quello strumento della legge italiana che permette al titolare di un credito di ottenere il pagamento del debito entro quaranta giorni. Attenzione però: deve esserci una prova scritta. Non si può tentare la strada del decreto ingiuntivo se tutto si basa su una stretta di mano e un accordo orale.
In alternativa, o contestualmente all'avvocato: rivolgersi alle associazioni di categoria
Racconta la tua esperienza - reclamo - a chi rappresenta il cliente insolvente. Esempio, si tratta di un maneggio? Alla EPS o Federazione cui il cliente è affiliato. Si tratta di un cliente di maneggio? All'EPS o Federazione cui è iscritto. E via dicendo.
Nel frattempo, interrompi il rapporto professionale con il cliente, e comunica l’interruzione del rapporto di prestazione lavorativa per iscritto.
Se informata, l'associazione di rappresentanza, probabilmente provvederà per quanto di propria competenza a contattare il cliente in fallo e successivamente ad informare le eventuali associazioni tecniche cui lo stesso aderisce al fine di tutelare il proprio associato e tentare una soluzione non conflittuale dei sospesi.