LETTERA APERTA DI UN IPPIATRA ALLE ISTITUZIONI DI SETTORE

La Sardegna, terra di cavalli che vanta una cultura equestre millenaria, risulta, ahimè, anche essere la terra degli escamotage legislativi a discapito della popolazione equina impegnata nelle attività agonistiche e non, fuori dai circuiti ufficiali, che si svolgono innumerevoli durante il corso dell'anno.

Solo per fare alcuni numeri:

- i palii (corse svolte su pista al di fuori del circuito UNIRE-ASSI) superano la trentina all'anno, con montepremi che vanno dai 4.000,00 sino ai 30.000,00 EURO (in cui chi vi partecipa si sente autorizzato a fare di tutto spingendo oltre il limite le possibilità dell'animale, in maniera non legale, dato che non vengono effettuati controlli antidoping);

- manifestazioni con impegno di equidi non a scopo di lucro (quali Sartiglia di Oristano, Ardia di Sedilo, altre manifestazioni similari all'Ardia (ad esempio "sa carrela 'e nanti" di Santulussurgiu, "sa cursa 'e sa pudda" di Milis) svariate "corse all'anello" che si svolgono in vari comuni dell'Isola;

- le "Pariglie" (manifestazioni equestri dove i più coraggiosi ed abili cavalieri sardi si esibiscono in spettacolari acrobazie sui cavalli in corsa) che durante il corso di tutto l'anno si svolgono in più di cento comuni isolani;

- le manifestazioni a carattere civile e religioso (tra le più significative la Cavalcata a Sassari e Sant'Efisio a Cagliari nel mese di maggio).

Dopo il provvedimento concernente la disciplina di manifestazioni popolari pubbliche o private nelle quali vengono impiegati equidi, al di fuori degli impianti e dei percorsi ufficialmente autorizzati (poi OM del 21/07/2011, più noto come "Decreto Martini"), si sperava in un miglioramento radicale delle condizioni di svolgimento delle manifestazioni (per lo meno le più importanti) che comportano l'uso dei cavalli.

Eppure, nonostante siano passati anni dall'emanazione del "decreto Martini" e siano sorte a riguardo innumerevoli polemiche a livello nazionale, attualmente nell'Isola il maggior numero di manifestazioni ippiche si svolge eludendo completamente la legislazione a riguardo, con il compiacente coinvolgimento in tale "elusione legislativa" degli enti che dovrebbero tutelarne e controllarne la giusta applicazione.

In linea generale ciò che accade è questo:

- le amministrazioni comunali e le prefetture autorizzano lo svolgimento delle manifestazioni "evitando" il controllo sull'adeguamento dei requisiti tecnici per l'incolumità pubblica e fidandosi sulla parola di chi si impegna nell'organizzazione;

- i comitati organizzatori "giocano" sulle "e" e sulle "o" presenti nel punto f dell'allegato A del decreto succitato: 

la garanzia delle condizioni di sicurezza per la salute degli equidi durante tutta la manifestazione la si ha attraverso la presenza di un medico veterinario qualsiasi (e non ippiatra) che, non avendo le competenze NON attua un’ispezione veterinaria preventiva e che certifica l’idoneità degli equidi, l’ambulanza veterinaria per equini è DIVENTATA NECESSARIA (quando nel decreto si parla di un’ambulanza veterinaria per equini "O" di un mezzo di trasporto cavalli idoneo) e la disponibilità di una struttura sanitaria veterinaria di riferimento è diventata la presenza di "un gazebo" o nella miglior ipotesi di una "stalla" fatiscente nelle vicinanze del luogo ove avviene la manifestazione, ovviamente sprovviste di autorizzazioni sanitarie e di attrezzatura atta allo svolgimento della professione medico veterinaria, con pieno avallo dei veterinari ASL atti al controllo… eludendo così anche la conferenza Stato Regioni del 26/11/2003 in cui vengono chiaramente sancite, definite e classificate le Strutture veterinarie e i loro requisiti minimi.

- raramente si provvede ad effettuare alcool test ai fantini (che bellamente sfilano con in mano bottiglie di birra e/o vino), e raramente vengono effettuati controlli antidoping ai cavalli i cui decessi vengono poi giustificati con fatalità.

… e il macabro spettacolo va avanti sotto gli occhi di pubblico, stampa e purtroppo amministrazioni e comitati organizzatori compiacenti che si mascherano dietro all'incidente fortuito, senza assumersi le responsabilità delle negligenze umane.

Tutto in barba a una legislazione che sì, ha dei “buchi”, ma qui in terra Sarda rischiano di essere delle voragini incolmabili!

Attualmente, ci si batte per far sì che lo sport e le manifestazioni sportive siano degli eventi dove i rischi, sia per le persone che per gli animali coinvolti, siano ridotti al minimo e prevedibili, ma la realtà Sarda fa di tutto per continuare a far svolgere queste manifestazioni con elevati livelli di rischio e possibilità di gravi incidenti sia a carico delle persone, sia a carico degli animali, facendo per così dire "Orecchie Da Mercante" a tutto ciò che è legge.

Concludo citando Gandhi, "la grandezza di una Nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali"… riferito in piccolo alla Sardegna, penso che i giudizi non siano granché positivi se non si fa nulla per cambiare. Ok la tradizione, ma è necessario anche il progresso.

10387082 760128430697378 5489696338921357482 oFabio Schirru DVM PhD MS, 

Specialista in Medicina e Chirurgia del Cavallo, 

Direttore Sanitario della Clinica il Chirone di Quartu Sant'Elena (CA)