Il canape è un sistema di partenza pericoloso, che può portare a incidenti con mortalità evitabili.
Molti, tra coloro che seguono i palii, ricorderanno la morte di Mamuthones al Palio di Asti 2013, guidato dal fantino Jonathan Bartoletti. Al processo, in giustizia ordinaria, Bartoletti fu assolto, ma in giustizia paliesca è stato squalificato dal partecipare al Palio di Asti per 10 anni.
Pochi, tra gli stessi che seguono i palii, perché l'amnesia volontaria è diffusa, ricorderanno della morte di Terribile da Clodia per infortunio al canape alle prove per il Palio di Siena nel giugno 2019, guidato da Enrico Bruschelli, soprattutto perché i media hanno tacitato l'infortunio, avvenuto lontano dalle telecamere.
Ormai - ad ogni Palio - si assiste con sempre maggiore frequenza al problema del canape avvolto alle gambe dei cavalli.
Ebbene, si è svolta pochi giorni fa l'ultima edizione agostiana del Palio di Siena, quello dell'Assunta, e si è rischiata un'altra tragica fatalità al canape.
L' inconveniente si è verificato sia nelle batterie di prova, sia nella mossa del Palio, dove l’Aquila, scattata per prima, ha rischiato un incidente potenzialmente mortale, a causa del canape avvolto alle gambe del cavallo e trascinato per molti metri. Secondariamente, l'incidente ha compromesso la potenzialità della contrada per la carriera.
Il canape, come dettame di partenza, è stato istituito in un passato quando a correre i palii erano per lo più cavalli da "carne", in particolare per quanto riguarda Siena i maremmani, cavalli che stavano nei campi a pascolare per la maggior parte del tempo, improvvisati cavalli da corsa per i palii e condotti da butteri che si improvvisano loro stessi fantini per un giorno. Chiaro che tutto si svolgeva con più lentezza dilettantesca.
Oggi vengono impiegati per i palii cavalli mezzosangue anglo arabi condotti da fantini professionisti. I cavalli sono assai più veloci e hanno nelle corse la loro attività economica primaria, che crea in loro l'automatismo indotto dai frequenti allenamenti, per cui sanno quei cavalli di dover correre a tutta potenza quel circuito, e i fantini contemporanei sono assai più motivati a vincere per le stesse identiche ragioni: fanno quello di mestiere e dal vincere o perdere dipendono i loro incarichi e appannaggi.
Tra parentesi, un tempo il palio dei cavalli non si correva nella Piazza del Campo, ma fuori dalle mura. Non solo, un tempo il palio di Siena era un percorso rettilineo, non circolare, si correva "alla lunga", cioè in linea su un percorso che andava da fuori le mura al Duomo; a sinonimo che le tradizioni non sono affatto sempre le stesse, ma hanno avuto nei secoli una loro evoluzione che non preclude a futuri cambiamenti. Anzi, potremmo anticipare che ogni cambiamento è nel pieno solco della tradizione, più volte cambiata. Incluso che il palio potrebbe essere ritrasferito altrove, per risolvere la criticità della curva di San Martino, se non ci sono altre soluzioni. E nulla "di tradizionale" vieta che torni a essere una giostra in linea, come la maggior parte delle manifestazioni storiche popolari con i cavalli. Il tutto sempre allo scopo, onorevole, di preservare una festa comunale a valenza storica, ma risolvendo le criticità di incolumità per fantini e cavalli.
Ad oggi, appare chiaro che il canape così sciolto non è più un meccanismo adatto alle partenze e necessita di un accorgimento nel pieno solco della tradizione, cioè di un adattamento alle necessità contemporanee.
Oramai la dinamica sociopolitica è chiara. Se muore un cavallo, parte un processo per reinvenire le potenziali responsabilità legate a negligenze. Poco importa se il processo spesso si conclude con il nulla di fatto: richiede un notevole dispendio di energie e risorse.
Non solo gli incidenti al canape sono evitabili, ma è un dovere farlo agendo per la prevenzione.
Occorre quindi innovare la modalità di partenza, e farlo senza ulteriori ritardi e tentennamenti nel pieno solco della tradizione, cioè di quel modus operandi che ha profilato e riprofilato il palio, di volta in volta nei secoli, secondo le necessità storiche dettate dal momento.