La sindrome del motoneurone è un'atrofia muscolare, ovvero una malattia neurovegetativa dei cavalli, simile alla sclerosi amiotrofica che colpisce in umana

Il termine medico tecnico utilizzato è EMND. Può colpire qualsiasi equide, incluso il pony.

Vi sono però maggiori riscontri tra gli equini che:

  • vivono in scuderie convenzionali con limitato o assente pascolo,
  • vivono in eccesso di scuderizzazione,
  • sono alimentati con grandi quantità di mangime pellettato e soggetti a diete fortemente concentrate.

Cosa succede al cavallo colpito?

Una severa atrofia dei muscoli posturali con danno ossidativo evidente.  Che significa? Se non si rallenta il decorso della malattia, il cavallo è sempre più incapace di sostenere la posizione quadrupedale. 

I cavalli con sindrome del motoneurone spostano costantemente il peso degli arti posteriori e sono riluttanti a mantenere una stessa posizione per un periodo prolungato.

Va da sé che la malattia rende il cavallo un disabile, impossibile da impiegare in equitazione. 

Segni clinici più evidenti:

  • brusco insorgere di tremori diffusi e un quasi costante trasferimento del peso da una gamba all'altra del treno posteriore
  • rilevante atrofia muscolare che interessa i quadricipiti, tricipiti e area dei glutei
  • stress ossidativo
  • perdita di volume dei muscoli del collo

Cura

La cura consiste nel ritardare il decorso della malattia per preservare al cavallo una dignità di vita, attraverso:

  • Gestione ambientale
  • Alimentazione corretta
  • Forti dosi di anti ossidanti, particolarmente la Vitamina E

In pratica, quello che si deve fare se il proprietario tiene al cavallo e al suo benessere, è andare a correggere tutti quegli elementi potenzialmente scatenanti. In altre parole, il cavallo ha bisogno anche di pascolo, ha bisogno che il sole irradi il suo mantello per la produzione naturale di vit. D, importante sia per le ossa sia per i muscoli. Siccome il cavallo affetto da sindrome del motoneurone soffre a mantenere la stessa posizione a lungo, il box è del tutto sbagliato e il cavallo necessita di un ricovero dalle intemperie, box o capannina, che dia libero accesso a un'area di sgambamento, in modo che possa camminare a lungo. Camminare gli permetterà di tenersi muscolato da solo, senza bisogno di fare "sport", che tanto non sarebbe più in grado di fare per la mancanza di equilibrio sottesa a questa patologia. L'alimentazione deve essere naturale, andando a correggere quell'eccesso di granaglie e concentrati che può essere una concausa all'insorgere della patologia. Infine, corretto l'ambiente in cui vive, corretta l'alimentazione, il cavallo dovrà prendere a vita integratori di Vitamina E, poiché questa patologia è anche un disturbo neurovegetativo da carenza di vitamina E. 

Tutti i cavalli che soffrono un'eccesso di scuderizzazione tendono ad essere lacunanti in vitamina E e l'assunzione della vitamina E chimica nei concentrati non è sempre la risposta biologica giusta per il sistema immunitario del cavallo, come dimostra questa patologia "avvisaglia" di gestione incauta e non nell'interesse del cavallo che colpisce in modo particolare i cavalli eccessivamente scuderizzati e sottoposti ad alimentazione sbagliata.

Esempio clinico: i purosangue inglesi che vivono solo in box, per uscire solo per correre in pista, e mangiano dosi grottesche di concentrati perché l'unico obiettivo è farli correre, non preservarli in salute fino a morte naturale, sono tra le razze più soggette a questa patologia.

Ogni sintomo è un messaggio, la teoria della malattia come specchio

Come spesso nelle malattie del cavallo, la causa va ricercata nell'essere umano e nella sua gestione, mentre la natura ha, per i cavalli, tutte le risposte di benessere che servono al proprietario realmente amorevole nei confronti del suo beniamino cavallo.